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Utopia: Immaginazione, Architettura e Critica dell’Attualità

1.Utopia come Mondo: Ideologia

 

Infrante le promesse dei Lumi, l’Utopia crolla: Gli albori del prefisso post- e del suffisso meta-.

La società: comunità liquida e frammentata.

La città: topos senza tempo né spazio.

L’architettura: labirinto di cui si è perso l’ingresso e da cui non si riesce a uscire; pratica edilizia: solo architetti, non più Architettura.

 

Nonostante la loro natura ridondante e pessimista, questo tipo di affermazioni (ormai classici della teoria e della sua “arte retorica”) illustrano molto chiaramente un innegabile cambiamento culturale avvenuto negli ultimi decenni, che può essere sintetizzato come lo spostamento di interesse dalla nozione di “Utopia” a quella di “sviluppo”. Se è vero, infatti, che l’Utopia è legata alla necessità del progresso al fine di immaginare una meta storica verso cui “marciare”, nel momento in cui il progresso perde il progetto Utopistico (l’orizzonte ideale), questo diventa nient’altro che pratico sviluppo. In altri termini, richiamando le parole Pier Paolo Pasolini, Il «progresso» che caratterizzava la cultura novecentesca “è una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico[1]”. Oggi basta sfogliare un qualsiasi quotidiano o accedere a qualsiasi info-news per comprendere come la cultura contemporanea ci metta di fronte a un mondo molto più interessato a fatti pragmatici ed economici che a nozioni ideali e politiche.

 

Questo cambiamento sociale può essere descritto usando l’architettura (in quanto disciplina culturale) come esempio. Ciò diventa particolarmente evidente affiancando all’immagine dell’Utopia quella del “nonluogo”. Il nonluogo, definito per la prima volta da Marc Augé nel 1992 è, come l’utopia (u-topos), un opposto dello spazio: un termine che porta al suo interno la sua stessa negazione[2]. A differenza dell’utopia, il nonluogo è però uno spazio di passaggio che esiste “qui ed ora”: i centri commerciali e gli aeroporti dove tutti noi viviamo una parte delle nostre esperienze. L’utopia, invece, pur essendo un luogo inesistente, è un orizzonte verso cui tendere: un luogo che se non c’è adesso, potrebbe esserci un domani. Parafrasando Pasolini, si può quindi dire che l’utopia è uno spazio ideale (sociale e politico): là dove il nonluogo è uno spazio pragmatico ed economico.

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[1] Pier Paolo Pasolini, "Sviluppo e Progresso" (1973), in Saggi sulla politica e sulla società, Milano, Mondadori, 1999. pp.445-446

[2] Marc Augé, Non-lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité. Paris, Le Seuil, 1992

Cite:

Giacomo Pala, “Utopia: Immaginazione, Architettura e Critica dell’Attualità”, in VICEVERSA, n°6, July 2017, (Siracusa: Lettera Ventidue) pp.154-163 (ISBN: 978-88-6242-239-0) 

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